A Quarto Oggiaro c’è un orto.
Dalle parti della stazione, dell’Esselunga, in fondo ad una strada chiusa. Davanti ad un palazzone abbandonato, lontano dalla vivacità organizzativa di Piazzetta Capuana. Nascosto da mura prefabbricate in cemento.
Ma c’è.
A Quarto Oggiaro c’è un orto.
Strappato alla dimenticanza. Difeso da chi ancora lancia dentro immondizia da oltre il muro. Innaffiato a forza di taniche, in attesa dell’allacciamento che potrebbe non arrivare.
A Quarto Oggiaro c’è un orto, ed è un orto condiviso.
E’ per chi vuole: per i pensionati che ci passano la giornata; per i ragazzi del doposcuola; per chi ha una mobilità ridotta (una parte è rialzata).
A seconda della stagione si piantano cavoli neri, finocchi, zucchine, pomodori. C’è uno spazio comune dedicato alle spezie. Le mani infilano semi nella terra. I semi sono concimati e protetti secondo natura.
I singoli appezzamenti sono assegnati alla cura del singolo, con una idea di dare un occhio al condiviso, e ad esso contribuire, e goderne insieme.
E mi sembra una buona lezione.
Si ringrazia i ragazzi di SUPER – il festival delle periferie per avermi fatto scoprire questa realtà, e quelli di QuOrto che la tengono in vita.