Né io né Elena dei Dinosauri siamo particolarmente in forma, che la notte precedente è stata un po’ troppo lunga, e decisamente troppo etilica.
Ma nonostante questo raccogliamo fotocamera e taccuino e andiamo a Quarto Oggiaro.
Perché? Perché se questo blog vuole raccontare la periferia deve uscire da Bovisa, andare a vedere cosa c’è là fuori. Con umiltà: non si può pensare di comprendere un luogo con una passeggiata domenicale. Si può però cominciare a guardare, a fare domande, a assorbire l’atmosfera e gli umori. E’ un po’ poco, lo so, ma siate clementi.
Stiamo appena iniziando.
Ora, se metti Quarto Oggiaro sul Google Maps, e lo segui stolidamente, ti porta qua.
Io e Elena dei Dinosauri ci guardiamo perplessi.
Continuiamo. Non c’è una meta precisa, ma c’è una mezza idea di arrivare a Quarto Posto, il circolo Arci del quartiere. Parcheggiamo un po’ prima, vicino ad un pugile gigantesco.
Un parco, ed ancora di più i disegni e le scritte sul suo muro esterno, ci fanno deviare dal nostro itinerario.
Una scritta mi accusa, personalmente.
“A Quarto dobbiamo andarci tutti. Ma non oggi o fra una settimana a fare i turisti dell’orrore. Dobbiamo andarci numerosi il mese prossimo e quello dopo ancora. Non per l’ennesimo albero criminale che cade, ma per la foresta di legalità che cresce rigogliosa”.
“Ma io non sono venuto a cercare orrori, sono venuto a cercare la bellezza.” cerco di difendermi.
La trovo. Il parco della Villa Scheibler è uno dei più meravigliosi che abbia visto a Milano. E’ un gioiello, è un sogno di pace e riposo. Elena dei Dinosauri, che ha la macchina fotografica nuova, continua a fotografare particolari vegetali ripetendo quasi autisticamente “Questa macchina le macro le fa proprio bene.”
Usciamo. E cominciamo a camminare tra le case. Ci sono delle forti contraddizioni: molto verde, nel cortile di alcune case vedo dei giardini che ucciderei per avere davanti alla mia finestra, ma c’è anche incuria, divani abbandonati, e ho contato almeno quattro carrelli della spesa a pascolare per le strade, allo stato brado. Abbondano le piste ciclabili, quando a Milano è costume costruirne una di duecento metri in mezzo a due incroci, e poi più niente per chilometri; abbondano però anche balconi coperti, alcuni interamente, da teloni e tende da doccia, e non capiamo perché.
Arriviamo alla piazzetta di Quarto Posto.
Una birra veloce e ripartiamo. Attraversiamo un reticolo di strade perpendicolari. Non mi sembra di vedere altre piazze. Vedo però un altro parco, Parco Franco Verga.
Che si rivela però non all’altezza del primo.
E non solo per gli incomprensibili stradoni di cemento, o i canali, o i capolavori dell’edilizia contemporanea che lo circondano: come tutto il quartiere, il parco è stretto tra Ferrovia e Autostrada.
Il che non aiuta.
Continuiamo. Vediamo uno splendido murales dedicato a Falcone. Vediamo la sede dell’Associazione “Quarto Oggiaro vivibile”. Vediamo segni di una volontà di contraddizione, di caparbietà civile. Ripenso alla piazza di Quarto Posto, a cosa c’era scritto sopra ai murales.
Alla fine Villa Scheibler ci riattira inevitabilmente. Elena dei Dinosauri sostiene di accusare leggermente la somma della birra della notte precedente e di quella appena presa.
Ho una mezza idea di infilarla in un’ambulanza parcheggiata là vicino.
Passano cani, famiglie, bambini. Un vecchietto sdentato passa vicino a due ottantenni sedute e gli grida “Ciao, ragazze!”
Le ottantenni si sciolgono in risolini.
Elena dei Dinosauri sostiene si star meglio, si tira su, e dichiara immediatamente che forse stava meglio sdraiata.
Diario di bordo del capitano Mezzatesta: sotto un impietoso cielo grigio, la prima spedizione a Quarto Oggiaro è conclusa.